O Radix Iesse: Antifona Maggiore del 19 dicembre
O Radix Iesse, qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum, quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos, iam noli tardare.
O Germoglio di lesse, che ti innalzi come segno per i popoli,
tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano:
vieni a liberarci, non tardare.
Dopo aver passato in rassegna le prime due Antifone Maggiori, che facevano rispettivamente riferimento all’opera della Creazione e all’esodo del popolo d’Israele, con questa terza antifona l’attenzione si concentra sull’annuncio profetico, in particolare del Profeta Isaia (Is 11,10): In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
Troviamo anche un altro passo dello stesso Profeta Isaia, più precisamente al cap. 52, cui si fa riferimento nell’Antifona O Radix. Si tratta dell’esaltazione del servo sofferente dopo l’umiliazione, che prefigura la morte e risurrezione di Cristo (Is 52,15): così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
L’invocazione finale si riferisce ad una profezia del Libro di Abacuc in cui il profeta invita ad attendere, anche se indugerà, la venuta del Signore. Lo stessa Profezia è richiamata in un delle 9 profezie che si cantano all’inizio della Novena: Si moram fecerit expecta eum quia veniet et non tarbit.