Incontro alla Passione: il mistero quaresimale e il gaudio della redenzione
Smessi i paramenti verdi del tempo successivo all’Epifania, indossato il viola introdotto dal tempo di Septuagesima, la Chiesa si appresta a vivere l’inizio del grande esercizio della Quaresima imponendo le ceneri ai suoi fedeli. Il segno delle polveri, nel mercoledì che apre la strada al cammino verso il Calvario, ricorda la nostra condizione mortale e la necessità della penitenza disponendoci alla disciplina della Croce. Si chiudono le porte della festa e, nel lento trascorrere dei quaranta giorni che ci conducono alla Passione, Morte e Resurrezione, la liturgia traduce in ogni istante i segni dei grandi misteri che si appresta a celebrare.
Ogni momento liturgico, ogni celebrazione, tende all’istante eterno della Croce, il viola penitenziale si stende dall’altare ai Crocifissi e il sangue della Passione colora i paramenti della liturgia della benedizione dei rami delle Palme. Mentre le domeniche conducono con le letture e la Scrittura alla Pasqua, tutti i venerdì il ricordo della Passione e della morte di Croce esala la sua preghiera nell’esercizio della Via Crucis; nella via del Calvario ancora buio e agonizzante teso all’attesa del trionfo della luce sulla morte.
Avvicinandoci man mano alla Settimana Santa, il pensiero della Passione pervade ogni segno, ogni parola fino ad occupare completamente la nostra attenzione: la Chiesa solleva innanzi a Dio la Croce di Cristo, Agnello di Dio che porta su di sé i peccati degli uomini ed autentico prezzo della nostra redenzione. La Scrittura ci parla, le parole del Vecchio Testamento trovano compimento nei fatti del Nuovo e comincia a risuonare nelle anime lo strazio della Passione. Il carattere austero della Quaresima assume definitivamente i toni del lutto: con veli violacei si coprono le croci e le immagini dei santi, si spogliano gli altari, tace l’organo e si legano le campane. La Chiesa resta muta, esterrefatta nel dolore, davanti allo scandalo della Croce.
La liturgia non fa altro che prepararci a questo, rimandando al Mistero della Redenzione, intimando Humiliàte càpita vestra Deo al termine di ogni messa feriale e lì davanti al Sepolcro, col Pange, lingua, gloriósi all’altare della Reposizione, davanti alla Croce spogliata dalla liturgia del Venerdì Santo fino allo svelarsi del Mistero Pasquale, alla gioia della redenzione, al tempo di vita nuova.
I rintocchi delle campane annunciano quindi la Salvezza e la vittoria del Redentore, il suono dell’alleluia esplode nella liturgia che colora del bianco di gioia e di purezza battesimale i paramenti, mentre la fiamma del cero pasquale, nuova luce nel mondo, svela ai cuori in festa il Cristo Risorto.