Trascorrere santamente l’ultimo giorno dell’anno!

tabernacoloIl mezzo migliore per cominciare il nuovo anno è terminare santamente quello che sta per finire. Questo avvertimento si basa una pratica di pietà molto utile: fare negli ultimi giorni dell’anno una confessione generale dei peccati più considerevoli commessi durante l’anno.

Alla fine di ogni anno si deve pensare come infallibilmente si penserà alla fine della vita. I giorni da cui l’anno è composto, felici o infelici, mesti o ridenti, sono passati. Eccovi giunti all’ultimo giorno dell’anno e che amaro rincrescimento sarà se lo avete male impiegato, mentre sarà dolce consolazione se quelli sono stati giorni pieni, se avete fatto un santo uso di tutto questo tempo, se avete riformato le vostre abitudini, se avete praticato con puntualità i vostri esercizi di devozione, se avendo letto le vite dei santi ne avete imitato le virtù e infine, se avendo avuto lungo l’anno tante sante ispirazioni, tanti impulsi religiosi, tanti esempi da seguire o da rigettare, siete stati fedeli alla grazia: discernendo quanto il vero dal falso, quanto era seducente da quanto era salutare.

anno liturgicoComunque sia stato, passate santamente quest’ultimo giorno per avere nell’ultima sera la consolazione di non aver perduto tutto l’anno. Così, il mezzo più proprio per cominciare un nuovo anno è terminare santamente questo che sta finendo.  Passate quest’ultimo giorno in una specie di ritiro, sia almeno quest’ultimo giorno per il Signore e per la vostra salute. Non vi accontentate di leggere tutto questo: mettetelo in pratica.

Ringraziate Dio in particolare per tutte le grazie che avete ricevuto.

Questo ringraziamento si deve a Dio per convenienza, per dovere, per interesse.

Per convenienza, perché il beneficato restituisca in qualche maniera al benefattore quel bene che per pura liberalità ha ricevuto e questo può farlo ognuno esprimendogli al meglio la propria riconoscenza.

Per dovere, perché ogni uomo è portato dalla propria natura a rispondere con la riconoscenza a chi gli ha fatto del bene.

Per interesse, perché la corrispondenza ai doni ricevuti è per il donatore lo stimolo più potente a impartire nuovi doni.

Perciò se Dio vuole essere ringraziato da noi non è perché abbia bisogno dei nostri ringraziamenti, ma perché ama che noi gli presentiamo dei nuovi titoli per farci dei nuovi benefici.

Per questo è ottima cosa l’abitudine diffusasi in tutta la Chiesa di cantare l’ultimo giorno dell’anno il canto del Te Deum per ringraziare pubblicamente il Signore dei benefici impartitici durante l’anno e le anime fedeli al Signore non devono mancare a questo santo costume.

Visitate infine in questo giorno una chiesa o cappella in cui la Santa Vergine sia più particolarmente onorata per ringraziarla con maggior fervore dei tanti benefici che avete raggiunto sotto la sua protezione e consacratevi nuovamente al suo servizio. Non vi scordate dei Santi Angeli, in particolare del vostro Angelo Custode e mostrategli la vostra gratitudine. Ringraziate i Santi delle grazie che avete ricevuto da Dio per la loro intercessione e interessateli della vostra salute con la vostra riconoscenza. Fate abbondanti elemosine ai poveri, con l’intento di riparare a tante spese pazze che avete sacrificato ai vostri piaceri ed alla vostra vanità. Passate buona parte della sera in affettuosa adorazione al SS. Sacramento per riparare in qualche maniera a tante sere passate nell’inezia.

Terminate quest’anno tanto cristianamente quanto vorreste averlo trascorso e ringraziate il Signore.

Te Deum laudámus

Noi ti lodiamo, Dio * 
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, * 
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli * 
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo * 
il Signore Dio dell’universo.
 
I cieli e la terra * 
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli * 
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, * 
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre * 
per la salvezza dell’uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, * 
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: * 
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, * 
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, * 
non saremo confusi in eterno.

 

Testo in latino:

Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclamant:
 
Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
te prophetárum * laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
 
Tu rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
 
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
non confúndar in ætérnum.


Tratto da: Manuale di Filotea, di Giuseppe Riva