Parlando con Lei, di Tommasina Alfieri
La Signorina Tommasa Alfieri, negli anni ’40 del secolo scorso, al principio quindi della vita della Familia Christi, volle tributare alla Vergine Maria un particolare omaggio, componendo queste delicatissime meditazioni, contenute all’interno di una pubblicazione dal titolo: “Parlando con Lei”, al fine di accompagnare, in particolare durante il mese di Maggio ma certamente in tutto il resto dell’anno, la preghiera di quella dolce catena che ci rannoda al Cielo per quanti afferissero all’Opera: oggi ve la ripresentiamo, come atto di rinnovazione della nostra piena consacrazione a Colei che veneriamo col titolo di Regina Crucis e come atto di ossequio alla nostra indimenticata fondatrice, certi che, volentieri, vorrete con noi coronare così il capo della nostra dolcissima Madre.
Tradizionalmente, la Chiesa ha sempre dedicato il mese di Maggio, il mese delle rose, alla Vergine Santa; infatti, come ebbe a dire il Santo Padre Benedetto XVI, due anni fa di questi tempi: “Ella, in effetti, è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la ‘rosa’ apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera”.
Dopo l’adorazione a Nostro Signore Gesù Cristo, la Chiesa ha sempre riferito una specialissima venerazione alla di Lui Santa Madre, diffusa nella cristianità sin dai primi tempi apostolici, e che ha visto nel corso nei secoli una particolare fioritura, legata alla devozione delle sue virtù, come ad esempio la recita del Rosario e delle Litanie, amorevole atto di affidamento ed insieme di lode alla Vergine, ai luoghi ove sono sorti Santuari e chiese che ormai sono innumerevoli, al culto instaurato e diffuso da Ordini Religiosi e Confraternite, fino a giungere ai dogmi promulgati dalla Chiesa.
Maria racchiude in sé tante di quelle virtù e titoli, nei secoli approfonditi nelle Chiese di Oriente ed Occidente con Concili famosi e studi specifici, che, oltre i suoi grandi cantori nell’ambito della Chiesa, ha ispirato elevata poesia anche nei laici, fra tutti certamente il sommo Dante che nell’ultimo canto del Paradiso della “Divina Commedia” esprime, come forse nessuno mai, i più profondi misteri della santa vita di Maria, concepita da Dio nel disegno della salvezza dell’umanità, sin dall’inizio del mondo, ed insieme i più dolci accenti che un figlio possa indirizzare alla madre.
Il Rosario è, fra tutte le devozioni mariane, quella invero più cara al popolo santo: nato dall’amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta, si svolge per mezzo di una corona, dall’origine anch’essa molto antica, che alcuni farebbero rimontare agli anacoreti orientali, che usavano pietruzze per contare il numero delle preghiere vocali. La Madonna stessa, apparendo poi a S. Domenico, gli indicò nella recita del Rosario un’arma efficace per debellare l’eresia albigese; da allora, i cristiani hanno sempre con fiducia adornato di tale preghiera il Cuore Immacolato di Maria nei travagli come nella letizia, nel pericolo come nella vittoria, nella persecuzione e nel martirio come nei trionfi della vera fede.
A tutti è noto come il Magistero dei Romani Pontefici sia sempre stato particolarmente attento, alla luce della Rivelazione e della Tradizione, a motivare, incrementare ed accompagnare la devozione e la pietà dei fedeli verso la Vergine Maria, in particolare con la preghiera del Rosario, sovente raccomandato per la sua impronta biblica, incentrata sulla contemplazione degli eventi salvifici della vita di Cristo, cui fu strettamente associata la Vergine Madre: questo mistico serto di salutazioni angeliche, infatti, molto ricorda del felice intreccio dei grandi misteri di Gesù e Maria. Impossibile non fare cenno a Leone XIII ed alle sue undici lettere encicliche di argomento mariano, fra cui certamente spicca la “Supremi Apostolatus” (1883), ma anche a San Pio V con la sua bolla “Salvatoris Domini” (1572), occasionata dalla vittoria di Lepanto, e poi Gregorio XIII, Clemente VIII, il Beato Pio IX fino al Venerabile Pio XII che, nella “Ingruentium malorum” (1951), con fermezza ebbe a dire: “(…) con l’aiuto divino ottenuto per mezzo di questa preghiera, forte come Davide con la sua fionda, la Chiesa potrà affrontare impavida il nemico infernale”. Ultimo, il Beato Giovanni Paolo II ci indica nella sua Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae” del 16 ottobre 2002 lo strumento del Santo Rosario quale mezzo efficace di conformazione a Cristo dei fedeli attraverso la potente esemplarità della Vergine Santa.