La signorina Tommasina Alfieri nasce a Roma il 5 giugno 1910, ma ancora infante perde la madre restandole al mondo il solo padre Vittorio, omonimo e discendente del famoso drammaturgo.
Educata dapprima al Collegio Sant’Anna di Roma, Tommasa lo lascerà al ritorno del padre nell’Urbe, quando finalmente vi vinse la nuova cattedra universitaria: da allora egli sarà il suo unico precettore.Tutto le fu trasmesso da un’educazione culturale, morale e spirituale attentissima e raffinata, quale il padre le riservava, attento a trasmetterle insieme lo spirito del servizio, cui la instradò da subito quale virtù essenziale e fondamentale di ogni conduzione futura.
Fu in questo periodo che la famiglia Alfieri sviluppò rapporti di cordiale amicizia con la famiglia Canovai, fatto che permise alla Tommasina di conoscere colui che ritroverà in futuro come don Giuseppe Canovai.
Nel cuore di Tommasina si manifesta intanto precocemente il desiderio di una consacrazione radicale di tutta la propria vita al Signore.
Mortole il padre all’età di venti anni, ella entrerà nell’Azione Cattolica di Frascati, dove alla fine si era trasferita divenendovi la più giovane Presidente Diocesana della Gioventù Cattolica Femminile, stimata dagli stessi padre Agostino Gemelli ed Armida Barelli.
Il suo apostolato si dedicava essenzialmente all’avvicinamento delle persone lontane dalla fede ed alla loro riconquista nell’appartenenza alla Chiesa: per tale opera, che in lei si imponeva come carismatica, le fu poi subito affidata addirittura la direzione delle Opere Missionarie Mondiali presso la Congregazione di Propaganda Fide.
Il cuore di Tommasina tuttavia restava inquieto nella ricerca di un qualcosa di ancora più grande ed assoluto, che ancora la sospingeva dentro: sarà nel 1936, durante un periodo di ritiro presso il convento francescano di Fonte Colombo a Rieti, che ella concepirà il regolamento di una nuova opera per laici, impegnati insieme in una vita di santificazione interiore ed in uno spirito di servizio alla Chiesa, che fosse però più intenso e assoluto di quello già proprio dell’Azione Cattolica.
Nasce così l’Opera Regina Crucis, riconosciuta da subito dal Vescovo di Tivoli quale opera di santificazione solo femminile nella vita consacrata in comune.
Ciò le costò l’uscita dall’Azione Cattolica, ma contemporaneamente il nuovo incontro con Giuseppe Canovai, ormai sacerdote, che divenne suo direttore spirituale ed ispiratore. Tommasina lo inviterà a tenere i primi corsi per le sue associate, ma ancor più a condividere con lei quel progetto del quale egli sarebbe stato l’ispiratore e lei la fondatrice.
Con entusiasmo allora don Giuseppe si definì volentieri il primo membro di quell’Opera, che egli stesso già vedeva destinata anche agli uomini e ancor più ai sacerdoti, del cui numero egli avrebbe voluto essere l’iniziatore.
Il 26 maggio 1944 la sede dell’Opera venne distrutta dai pesanti bombardamenti che colpiscono la città di Tivoli; Tommasina pur avendo perso tutto, animò con un eroico esempio di carità i soccorsi per tutti i mal capitati, anche a prezzo della sua salute e di ogni suo altro avere.
Tornata così a risiedere a Roma, vi iniziò un fervido apostolato culturale e sociale. Su mandato della Santa Sede e sotto la guida del Padre Gilla Gremigni, sarà lei a occuparsi di promuovere il riconoscimento del voto alle donne, e quindi della fondazione, con contributo fondamentale e volutamente anonimo, del Centro Italiano Femminile (CIF).
Impegnata assiduamente in riconosciutissime azioni sociali e di manifestazione pubblica, ovunque portando un fermo sigillo di ispirazione cattolica, nonostante l’universale suffragio che ella riscuoteva rifiutò tuttavia l’offerta della candidatura alla Camera dei Deputati.
Il suo cuore restava infatti per la sua Opera, che ormai a Roma aveva trasformato il suo titolo nel nuovo nome di Familia Christi.
Sollecitata ad occuparsi a questo punto anche della formazione cristiana degli uomini, va a consigliarsi da Padre Pio da Pietrelcina circa la divina volontà di questa ispirazione. Il Padre, informatosi diligentemente circa le modalità dei contenuti della formazione che ella impartiva alle donne le disse: “Quello che va bene per le donne non può che andar bene anche per gli uomini: lo faccia e Dio la benedica”.
Inizia così nel 1951, dopo un corso di esercizi spirituali predicato dal gesuita Padre Arnou, la serie di riunioni periodiche volta alla formazione cristiana anche del gruppo maschile. Essendo Monsignor Canovai morto ormai da dieci anni, la affiancherà da quest’epoca fino alla sua morte Monsignor Giacomo Loreti, sacerdote romano e suo collega nella docenza scolastica.
Dalla scuola affluiranno alla Familia Christi anche un gruppo di giovani, che costituiranno il rinnovamento e la prosecuzione dell’antico ideale nel rinnovato slancio.
La casa di Roma e soprattutto l’Eremo di Sant’Antonio alla Palanzana in Viterbo, acquistato e ristrutturato con ingenti spese dalla signorina Alfieri nel 1967, saranno il quartier generale di un folto gruppo di consacrati o aderenti all’Opera che, personalmente impegnati in un cammino di santificazione individuale e comunitaria, esprimevano poi nel mondo e nelle loro case quella universale vocazione alla santità che doveva essere perseguita da tutti con assoluta dedizione.
La diffusione di questo suo ideale spirituale della fondatrice e degli scritti di Monsignor Canovai portò anche alla costituzione di una casa editrice che pubblicò in Italia e nel mondo i testi di riferimento e di ispirazione dell’Opera. Gli anni dei cambiamenti sociali e delle rivoluzioni ecclesiali videro la signorina Masa restare solida e fedele all’insegnamento del Magistero e ai principi ispiratori di una vita comune che non poteva rinunciare di trovare in Cristo il fondamento di ogni proprio progetto ed azione.
Divenne ella così riferimento di intellettuali, politici ed alti ecclesiastici, che non mancavano di ricorrere a lei per il consiglio, per il conforto, per l’apprendimento di principi ispiratori e fondativi; insieme, e purtroppo spesso, venivano a lei per affidarle la cura e la soluzione delle situazioni più delicate e complesse che colpivano l’integrità e compromettevano l’onestà sia di singoli che di intere comunità.
La sua amicizia personale con Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI, la portò a contatto con le più travagliate e complesse questioni ecclesiali che animarono i tempi del Concilio Vaticano II e del post Concilio: la sua dinamica modernità negli ideali ma il suo solido radicamento nella tradizione la additavano a tutti come riferimento sicuro ed affidabile.
Fu proprio Paolo VI in persona, all’indomani della riforma liturgica, ad affidare alla Tommasina Alfieri il mandato di custodire, almeno nella sua Opera, l’attaccamento, la prosecuzione e la cura della Liturgia Romana in lingua latina e la tradizione del canto gregoriano e della polifonia classica, secondo il più autentico spirito degli insegnamenti conciliari e della Tradizione della Chiesa: tale cura e costume infatti nell’Opera non è mai venuto meno.
Gli ultimi anni della vita di Tommasina Alfieri furono caratterizzati dall’impegno per l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione di Monsignor Giuseppe Canovai, di cui la sua Opera si fece e resta attore. Colpita da progressiva infermità condusse gli esiti della sua vita con luminoso esempio di offerta per “riparare, compensare, completare, sostituire”, come è il suo insegnamento di accoglimento ed oblazione dinanzi al Signore.
Appena prima della sua morte, accetta che la sua Opera riceva anche un riconoscimento civile: nascerà così l’Associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, che erede universale del suo patrimonio spirituale, morale e materiale, continua tuttora a vivere e diffondere l’alto ideale dell’Opera Familia Christi, animata da quegli stessi principi che resero la vita di Tommasina Alfieri modello di altissima ispirazione di tutti quanti la seguivano.
Il Padre Celeste la chiama nella sua casa il 26 marzo 2000, a Roma. Il suo corpo riposa oggi nell’Agro Verano, come personale desiderio, accanto a quello suoi genitori.
L’Associazione Vittorio e Tommasina Alfieri – Opera Familia Christi, consapevole dell’altissima eredità trasmessale dalla fondatrice, custodisce e persegue, oggi con rinnovate ed entusiaste forze, il suo apostolato nel mondo giovanile ed ecclesiale, ed insieme il suo impegno alla santificazione dei propri membri, chiamati ad essere nel mondo sempre “monaci e missionari”, come la Masa insegnava, per l’edificazione del Regno di Dio.