Istruzione sull’Ufficiatura della Settimana Santa, dal Manuale di Filotea di Riva
Nell’ufficiatura dei tre ultimi giorni si lascia il Gloria Patri:
per significare che in quei giorni non si proferivano contro di Cristo che maledizioni e bestemmie; per conformarsi ai desideri di Gesù che per la sua elezione volle in questi giorni tener nascosta la sua gloria per diventar l’obbriobrio degli uomini e l’abbiezione della plebe.
Si cantano le Lamentazioni perché ciò che Geremia diceva del popolo ebreo rimproverandolo di ingratitudine, minacciandolo di desolazione, la Chiesa con più ragione lo ripete sopra i Cristiani, i quali spesso rinnegano coi fatti il loro Redentore e si tirano sul proprio capo i flagelli più spaventosi della sua collera.
Si spengono i lumi nel corso e nel fine dell’Uffizio delle Tenebre per significare che in tal Tempo: Cristo, vera luce del mondo, fu oscurato con mille obbrobrii, e poi estinto colla morte; gli Apostoli destinati ad essere la luce del mondo si tennero per timore nascosti, quasi che in loro fosse estinto il lume della Fede.
Spegnendosi le candele del triangolo si conserva sempre accesa la più alta, la quale poi si nasconde: per conservar sempre nella Chiesa il lume sacro, che è il simbolo di quella Fede che nella Chiesa non fu mai estinta; per mostrare che la divinità di Cristo, mistico fuoco, inseparabile dalla sua umanità, non fu mai estinta, né oscurata, ma solamente nascosta; per significare che la parte superiore dell’anima di Gesù Cristo godeva la gloria dei comprensori, mentra la inferiore era esposta a tutti i travagli dei viatori.
Si fa gran rumore dopo l’Ufficio delle tenebre per significare: la sollevazione che i capi della Sinagoga eccitarono nel popolo contro Gesù; lo schiamazzo della turbe che gridava a Pilato: Crucifige, crucifige benché Gesù, dal giudice stesso, fu dichiarato innocente; lo sconvolgimento di tutta la natura alla morte di Gesù Cristo.